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Festival

'FestiWall' ha colorato di street art il centro storico di Ragusa

Una settimana di celebrazione dell’arte pubblica per far rinascere il centro storico della città.
Marat Morik (RU), Via Generale Cadorna - Via Luciano Nicastro. Tutte le immagini via Facebook

Quest'estate sono passata da Ibla, la parte storica di Ragusa, città famosa perché piaceva a Gesualdo Bufalino e per la trasposizione tv del Commissario Montalbano. Se non ci si fa attenzione, come me quest'estate con gli spilli nel cervello dopo aver guidato sulle "strade statali" del sud della Sicilia, sembra una città polverosa adatta soprattutto a metterci in scena una fiction all'italiana. E invece.

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Quando ci sono tornata qualche giorno fa per FestiWall, mi sono resa conto che Ragusa è una città viva nel senso più umano del termine, e che il festival di arte pubblica che vi si svolge ogni settembre da tre anni è un po' come un rito di passaggio per la città.

Dal 24 al 30 settembre, ma ancora in corso su qualche muro, FestiWall è stata una settimana di celebrazione dell'arte pubblica e del murale come elemento di intersezione tra la contemporaneità e il patrimonio storico, della possibilità di trasformazione della città nel rispetto della sua essenza.

Collocazione delle opere.

Se i lavori delle scorse edizioni sono ormai una parte integrante del panorama urbano (in un pomeriggio qualunque, vagando per Marina di Ragusa, ci si imbatte nel lavoro realizzato da Dulk per la preview), l'organizzazione ha deciso quest'anno di concentrarsi sul centro storico, per portare l'attenzione sul suo spopolamento e sulle ricadute che questo può avere a livello di qualità della vita.

"La collocazione delle opere all'interno del tessuto urbano del centro storico vuole stimolare il dialogo e il confronto di tutti i residenti, senza alcuna distinzione, per favorire una rinascita di questo importante quartiere della città," hanno detto a Creators Vincenzo Cascone e Antonio Sortino dell'Associazione Culturale Pandora, ideatori e curatori del progetto.

Per una serie di curiose dinamiche, infatti, il centro della città si è spopolato e solo ora si sta ripopolando di una nuova demografica, composta soprattutto di famiglie meno abbienti e spesso migranti: il consueto focus sul territorio, dunque, si sposa con il bisogno di riflettere sul tema del dialogo culturale — e non è un caso infatti che gli artisti di quest'anno siano per lo più stranieri, veicoli di uno sguardo altro sulla città.

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Quando venerdì sono arrivata all'anfiteatro del City di Ragusa, ex ristorante-pizzeria che per l'occasione era stato allestito internamente come una specie di salotto buono vintage dove crashare tra un giro per murales, uno sguardo alla personale di Geometric Bang nello spazio sottostante e un dj set, avevano già finito i loro muri l'artista spagnolo Sebas Velasco e il francese Zoerism.

Il primo ha scelto — come fa di consueto, mi ha spiegato il responsabile visual & arts del festival Fabrizio Camillieri — di ritrarre uno dei personaggi significativi per la vita culturale e la storia recente di Ragusa: il proprietario del negozio di dischi Magic Music Giorgio "Gino" Nobile, incontrato dall'artista durante un giro di crate diggin' e ritratto circondato dai dischi che accomunano i due, dai Nirvana ai Clash.

Il secondo ha provveduto al takeover di una stazione di servizio in disuso di via Marsala. "In questa vecchia stazione di benzina volevo realizzare qualcosa di connesso al luogo," ha detto l'artista, "ma l'auto al posto del motore ha i pedali, è un giocattolo, che crea immediatamente un legame con l'aspetto sognante e ludico dell'infanzia."

Intanto l'artista russo Marat Morik, sorpreso dalla brutalità dei pescivendoli siculi, dava spazio sul suo muro a un pescatore che si reca al mercato del pesce; il siciliano Gue cominciava il suo muro (+ check out galleria Ritmo a Catania) e l'australiano Guido Van Helten era ancora atteso ai blocchi di partenza al Liceo Classico Umberto I.

Sabato sera, per festeggiare anche questo pezzetto di rinascita della città, l'organizzazione di Ortigia Sound System ha portato Stump Valley, Damiano Von Erckert, Andrea Montalto & friends al City e poi in una location segreta — nel senso che non so come ci siamo arrivati — dove artisti, organizzatori, volontari, spettatori e cittadinanza hanno condiviso la pista da ballo.

È bello pensare che anche la nostra generazione può contribuire al patrimonio artistico di una città, troppo spesso considerato un bene "freddo", al massimo "esauribile" o "erodibile"; e che tra arte pubblica, musica e recupero degli spazi, possiamo vivere — ovvero lasciare un segno positivo, generando un patrimonio a nostra volta — i posti in cui viviamo.