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Michael Jackson

6 artisti che non sono mai stati pagati per le loro opere più famose

L'uomo che ha inventato la faccina che sorride, non sorride.

Fotomontaggi opera di The Creators Project Netherlands

L’atteggiamento da “bravo ragazzo” può costare caro nel mondo dell’arte: qualcun altro potrebbe fare un sacco di soldi grazie ai vostri colpi di genio. Ci sono centinaia di esempi di artisti e creativi troppo laconici per dare pieno risalto ai loghi che disegnavano, ai riff che componevano, alle loro idee per romanzi, ma queste sono forse solo alcune delle storie più toccanti. Versate una lacrima per questi sfigati del mondo dell’arte, anche solo per essere certi che lo stesso destino non capiti anche a voi.

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1. Nike

Il logo della più grande marca di vestiti sportivi nel mondo non è stato creato da una gigantesca agenzia di marketing, ma da una studentessa. Nel 1971, la studentessa di design Carolyn Davidson ha inventato la famosa “swoosh.” Il fondatore di Nike, Phil Knight, che le aveva commissionato l’opera, non era particolarmente convinto del risultato, all’inizio. L’ha pagata 35 dollari.

Quando Nike, nel 1983 è entrata nel mercato azionario, anche Davidson ha visto finalmente un ritorno economico. Knight l’ha invitata a pranzo e le ha regalato un anello con il logo al posto di un diamante (che classe), oltre a una busta di azioni del valore di 630.000 dollari. Il senso di colpa di Knight doveva essere davvero profondo—a questo punto, putroppo, dobbiamo dirvi che Davidson è l’unica di questa lista a esserne uscita vincitrice.

2. Bob Ross

Ho perso il conto di quanti sabati sera ho passato solo e miserabile, ascoltando a bocca aperta la voce tranquilla di Bob Ross. Ross mi ha introdotto al concetto di spazio interiore, grazie alla sue tecniche di pittura a olio e alle sue piccole nuvole felici. Forse, però, non tutti sanno che Ross teneva le sue famose lezioni di pittura, trasmesse dalla PBS dal 1983 al 1994, completamente gratis. Per il buon Bob, il punto non erano i soldi, ma la pittura. Per fortuna, grazie alla fama che aveva guadagnato, si è ritrovato con un bel po’ di DVD da vendere. Però dai, Bob, anni e anni di televisione per niente?!

3. "Bitter Sweet Symphony"

La storia del plagio musicale è vecchia quanto la musica stessa. Prendete “Blurred Lines” che cita “Got to Give it Up” di Marvin Gaye, per esempio, o Vanilla Ice, che nega ancora che “Ice Ice Baby” suoni esattamente come “Under Pressure” dei Queen. Nel caso dei Verve, la parte di violino di “Bitter Sweet Symphony” somiglia un po’ troppo a “The Last Time,” un brano minore dei Rolling Stones. La cosa è bastata a Allen Klein, ex manager dei Rolling Stones, per screditare pubblicamente la band emergente. In tutto questo, i Verve avevano già ricevuto il permesso dalla Decca Records, che aveva pubblicato l’album dei Rolling Stones, per usare il campionamento.

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Il caso è finito in tribunale, che ha sentenziato che i Verve non avrebbero visto un centesimo da quella che è poi diventata la loro hit più famosa. I diritti d’autore sono andati a Klein. La questione ha preso una svolta ancora più amara quando è la canzone è stata nominata per un Grammy nel 1998. Poco dopo, Richard Ashcroft, cantante dei Verve non ha retto più, e si è rifugiato nel mondo dei musical teatrali.

4. Lo Smiley

Dalle proteste hippie degli anni Sessanta all’emoticon di Whatsapp di oggi, il "☺" si è reincarnato all’infinito. Ma la storia delle sue origini è particolare. È la storia di Harvey Ball, a cui la Hanover Insurance chiese di creare un simbolo che motivasse i suoi impiegati. Ball ha impiegato 10 minuti per pensare al familiare smiley giallo, è stato pagato 45 dollari, e non ha pensato che forse sarebbe stata una mossa furba depositare i diritti dello scarabocchio a suo nome. Più tardi, negli anni Settanta, lo smiley si è diffuso ovunque quando Bernard e Murray Spain hanno iniziato a vendere magliette con la faccina sorridende stampata sopra. Nel 2000, hanno venduto il franchise per circa 500 milioni di dollari. E Harvey Ball? Potete trovarlo ad autografare spillette ai raduni di fan.

5. Il logo degli AC/DC

Il logo con fulmine degli AC/DC è forse iconico quanto la band stessa. È stato ideato da Gerard Herta nel 1977, ma non sarebbe dovuto diventare il logo di una band. Huerta ha scritto nella fattura per la band (la cifra esatta non è nota) che il suo font poteva essere usato solo una volta, per l’album Let There Be Rock. Sull’album successivo, il font era diverso, ma poco dopo, un manager ha deciso che valeva la pena sfruttare ancora il logo rosso di Huerta. Senza avvisare il designer, la band l’ha utilizzato per copertine degli album, poster e magliette.

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6. Grazie, Van Halen!

Ci sono anche persone talmente talentuose da non sentire l’esigenza di chiedere denaro per i propri capolavori. Prendete Eddie Van Halen, che, durante una giornata in studio di registrazione con Michael Jackson, ha creato uno degli assoli di chitarra più famosi della storia, in soli 20 minuti. “Tieni, è tuo,” è, a quanto pare, tutto ciò che ha detto. In un’intervista con la CNN, Van Halen ha poi spiegato, “L’ho fatto come favore.”

“Quincy mi aveva chiamato e mi aveva chiesto se volessi farlo. In realtà, la politica della band era ‘non facciamo progetti al di fuori della band.’ Erano tutti fuori città, non avevo nessuno a cui chiedere. Ho pensato, chi lo verrà mai a sapere se suono un pezzo sul disco di questo ragazzino? Ma la cosa più divertente è che ho riarrangiato l’intera canzone.” Non compariva neanche il suo nome sulla copertina dell’album: c’è solo un enorme punto interrogativo vicino alla parola chitarra. Jones, a quanto sembra, ha promesso a Van Halen sei lattine di birra e un grazie, ma non è mai successo, a quanto dice il chitarrista. Might as well jump.

Questo articolo è apparso originariamente su The Creators Project Netherlands.