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Tecnologia

Nel 2098 Facebook sarà il cimitero virtuale più grande del mondo

Quando il più grande social network del mondo vedrà morire i suoi primi utenti, si trasformerà nella più grande catacomba virtuale della storia.
Giulia Trincardi
Milan, IT
via Wikipedia

Con il suo miliardo e mezzo di utenti attivi, Facebook è il social network più popolare del momento, la più grossa bolla virtuale in cui ci immergiamo consapevolmente ogni giorno. Ai nostri occhi, il mondo di Facebook è in perenne fermento, una finestra—per quanto parziale e deformata—sulle vite delle persone che conosciamo.

La morte, d'altro canto, è al più un elemento occasionale su Facebook, perché il social network—nonostante sia cresciuto in fretta—è ancora giovane e giovane è la maggior parte dei suoi utenti. Viviamo su Facebook; solo di tanto in tanto ci moriamo. Secondo un ricercatore in matematica statistica all'università del Massachussetts, però, la festa è già finita e Facebook è destinato a trasformarsi in un vero e proprio campo santo di lapidi virtuali entro il 2098.

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La prima volta che ho riflettuto sul rapporto tra social network e morte è stato quando, anni fa, un'amica mi ha girato la app if i die, e ci siamo nominate affidatarie delle ultime volontà virtuali una dell'altra. "Se succede qualcosa a una delle due," ridevamo, "l'altra corre a cancellare tutto." Nell'ottica in cui internet era ancora sopratutto un posto in cui cazzeggiare lontano dalla realtà tangibile, trovavamo che non ci fosse gesto più misericordioso nei confronti di un amico che cancellare cronologia e profili imbarazzanti in giro per la rete.

Scomparire dalla rete era, in realtà, già un'utopia impossibile allora, come testimoniavano i relitti di altri social network in estinzione, tra cumuli di profili MySpace e account su Wordpress abbandonati con ancora all'interno contenuti ritenuti almeno un tempo preziosi. La differenza sostanziale, prima che Facebook diventasse il miasma invadente che è ora, stava nel fatto che le tracce lasciate in rete erano in un limbo giurisdizionale: nessuno sapeva che cosa sarebbe successo al proprio blog e, in fondo, poco importava. Il blog è solo un blog, non un'identità certificata.

Se la nostra identità virtuale deve essere consona a quella reale, una lapide virtuale è una soluzione valida.

La rivoluzione più fondamentale portata da Facebook—basata sulla corrispondenza precisa di identità reale e realtà virtuale—ha sollevato nuove domande esistenziali, che sembrano fare il verso alla famosa battuta del film Matrix. Quando qualcuno muore nella realtà fisica, muore anche in quella virtuale, e la libertà di interazione con un morto non può essere uguale a quella che avevamo con la stessa persona quando era viva, neanche su Facebook (come dimostrano i messaggi di disagio lasciati dalle persone nell'Help Center del sito).

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Quando il colosso di Silicon Valley ha capito che il testamento virtuale può essere impegnativo quasi quanto quello reale, ha dato la possibilità ai propri utenti di affidare il proprio profilo a una persona scelta, perché questa lo trasformi a tempo debito in un profilo "commemorativo," una pagina congelata da visitare letteralmente come se fosse una lapide al cimitero.

Il problema sembrava così risolto. Se la nostra identità virtuale deve essere consona a quella reale, una lapide virtuale è una soluzione valida.

La questione a questo punto, però, diventa proporzionale: quanto può far parte della nostra vita virtuale la morte? Potremo ancora chiamare Facebook un social network, quando tutti i partecipanti saranno solo foto profilo congelate per l'eternità?

Abbiamo detto che, per ora, la morte è tendenzialmente un fatto occasionale nella nostra esperienza quotidiana sui social media. Ma se consideriamo che il numero di morti annui su Facebook non fa che aumentare—nel 2010 sono stati meno di 400.000, nel 2012 circa 600.000, quest'anno saranno oltre 900.000—e che il colosso si rifiuta di cancellare automaticamente i profili delle persone decedute, la piattaforma "si trasformerà nel cimitero virtuale più grande del mondo entro il 2098," ha spiegato lo statista Hachem Sadikki dell'università del Massachussetts, ipotizzando, nei suoi calcoli, che la crescita di Facebook sia destinata a rallentare e che la sua politica rispetto agli utenti deceduti resti quella attuale. Nel 2098, salvo colpi di scena transumanisti, io sarò bella che morta. E lo saranno praticamente tutti i contatti che ho attualmente su Facebook. Secondo lo scenario prospettato da Sadikki e ammesso che, superati i cent'anni, io abbia ancora un profilo Facebook, l'unico modo per scampare all'oblio del cimitero virtuale più grande al mondo resterebbe consegnare i miei dati di accesso ad una persona fidata, perché entri e cancelli tutto. Perché bruci le mie vestigia virtuali in una sepoltura celeste estrema, anziché lasciarmi passare anche la vita ultraterrena a scrollare i feed su Facebook.

Penso di sapere a chi chiedere.