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La falconeria in Qatar è fottutamente surreale

‘The Challenge’ del regista italiano Yuri Ancarani mostra come la nozione occidentale di potere ha ispirato la falconeria in Qatar.

La falconeria, la caccia di selvaggina con uccelli rapaci addestrati, è una sottocultura affascinante. Sebbene le sue origini siano antiche e la sua pratica sia controversa (a causa dell'allevamento in cattività e dell'importazione ed esportazione di uccelli), gli sceicchi in Qatar hanno trasformato quello che una volta era un mezzo di sopravvivenza in un moderno e, come si può immaginare, surreale spettacolo.
Un nuovo documentario, The Challenge, diretto dal regista italiano Yuri Ancarani, porta gli spettatori in questo raffinato mondo di sceicchi e falchi in un modo bello e sontuoso, mettendo in evidenza gli effetti degli ideali culturali del capitalismo occidentale sulle persone che abitano le regioni del Golfo e sul paesaggio incantato e desertico del Qatar.

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Sebbene la falconeria sia stata la scusa per entrare nel mondo isolato degli sceicchi, il regista aveva un altro motivo: girare un film nel deserto ispirato a film come Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni e Easy Rider di Dennis Hopper. Il film ha preso forma a Los Angeles dove Ancarani si trovava per la sua prima retrospettiva americana presso l'Hammer Museum. Ancarani ha concepito il film viaggiando attraverso la California, il Nevada, l'Arizona e lo Utah per sondare l'ambiente deserto.

"Ho capito che il deserto di oggi non poteva essere il deserto americano," Ancarani racconta a Creators. "Per raccontare una storia contemporanea dovevo andare da qualche altra parte… in Qatar".

Lungi dall'essere un film sulla falconeria nel deserto, Ancarani descrive The Challenge come un film su "le debolezze dell'Occidente" come i soldi, lo status, il potere maschilista e così via. Lo schermo cinematografico diventa, dunque, uno specchio dove si vede l'impatto della civilizzazione occidentale.

In un certo senso è un film sulle tradizioni che sono state geneticamente modificate dal capitalismo — in questo caso la falconeria. E' stato scelto il Qatar non solo per la sua geografia ma anche perché è uno dei paesi leader nell'economia globale.

"Quando mi sono presentato come italiano, continuavano a ripetermi tre nomi: Beretta, Prada, e Ferrari," afferma Ancarani. "Non è stato difficile farsi amare da queste persone. Ho cercato di condividere la mia passione per quello che faccio e di capire le loro passioni. E' stato intenso e difficile condividere i loro interessi e conoscere la loro cultura millenaria."

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Ancarani aggiunge che dopo aver passato molto tempo nel Golfo, vede molte similitudini tra gli Italiani, gli Americani e i Qatarioti — vale a dire le espressioni dei principi fondanti dell'Occidente: controllo, gerarchia e potere.

"Bisogna ricordarsi che per molti secoli questo è stato uno dei deserti più poveri del pianeta, e improvvisamente quel poco che avevano è diventato tutto" aggiunge Ancarani. "La falconeria non era praticata per vanità come oggi — era un modo per procurarsi il cibo per sopravvivere. E' una tradizione millenaria."

Coloro che guardano The Challenge notano subito la disarmante bellezza dell'immaginario del film, dal deserto all'abbigliamento degli sceicchi agli uccelli e così via. Gran parte dell'immaginario è surreale, come il set televisivo posto nel mezzo del deserto che mostra i falchi volanti; un ghepardo che siede in macchina con lo sceicco; o un altro sceicco che manda su di giri il motore fissando l'obiettivo della camera di Ancarani.

Il regista si è sentito obbligato a rappresentare la contemporaneità utilizzando simboli visivi forti. E' stato anche importante lavorare nel Golfo in un momento di apparente apertura e desiderio di avvicinamento all'occidente, a i suoi costumi ed ai suoi ideali.

"E' come la cultura hip-hop," afferma Ancarani. "O, anche, se riflettete, come le star di Hollywood negli anni '60 che si fotografavano con animali feroci nelle loro ville faraoniche."

Clicca qui per vedere altri lavori di Yuri Ancarani.